L'allegria degli angoli by Marco Presta

L'allegria degli angoli by Marco Presta

autore:Marco Presta
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: General, Fiction
ISBN: 9788806223915
editore: Einaudi
pubblicato: 2015-03-22T23:00:00+00:00


30.

È inutile, il divano non gira.

Siamo in tre a sbuffare e a smoccolare nel tentativo di portare giú un vecchio sofà liso nel quale – ecco perché non lo buttano – devono aver nascosto il terzo Bronzo di Riace.

Ho accettato di partecipare a questo trasloco spinto da spirito sportivo e dalla promessa di centoventi euro netti. Max è uno dei facchini piú vecchi di questa cooperativa e mi ha raccomandato ai suoi capi, perché ormai anche per incollarsi una lavatrice alla schiena e portarla giú dal terzo piano ci vuole la presentazione giusta.

Siamo io, un ragazzo rumeno e un calabrese di mezza età a dividerci il peso di questo maledetto tre posti che odora di muffa e dei milioni di culi che ci si sono poggiati sopra nel corso degli anni.

Arrivati alla fine della prima rampa di scale ci rendiamo conto che il divano è troppo lungo per riuscire a fare la curva e imboccare la seconda. Rimaniamo silenziosi, ansimanti, a considerare la situazione. Io sono davanti, la posizione piú scomoda e pericolosa perché, se metti un piede in fallo, ti ritrovi sotto il mobile. Il calabrese è dietro, con la schiena larga incurvata sul bracciolo e le braccia robuste che sostengono il mostruoso canapè. Al centro, schiacciato contro l’angolo, c’è Andrej, che tira il fiato e pensa al rinnovo del permesso di soggiorno.

– Non ci passa… non ci può passare, – bofonchia il calabrese disperato, senza guardarci in faccia.

– Come hanno fatto a portarlo su? – domando, ma nessuno è in grado di fornire una risposta.

– Bisogna sollevarlo, – ribatte il calabrese, ed era proprio quello che temevo dicesse.

– Sollevarlo… come? – m’informo. Andrej continua a non aprire bocca.

– A forza di braccia… al mio tre, – risponde l’omone e, senza perdere tempo, conta «un, due, tre!» e solleva il divano dalla sua parte. Io faccio altrettanto, ma sono piú in basso rispetto al mio compagno di sforzo e per un attimo barcollo paurosamente. Andrej rimane imbambolato per qualche secondo, finché una terribile imprecazione in dialetto stretto del calabrese lo riporta alla realtà.

Alziamo la spaventosa triplice seduta sopra il mancorrente e, con una fatica che dovrebbe essere destinata a propositi piú titanici, la facciamo finalmente passare oltre.

Ci guardiamo provati ma soddisfatti. La felicità dura quanto un battito d’ali: ci aspettano altri due piani.

Quando arriviamo sotto e poggiamo l’inumano sarcofago nell’androne del palazzo, siamo tutti e tre paonazzi. Senza dirci niente, ci sediamo sulla ragione della nostra stanchezza. Magari ci si potesse sedere cosí su quello che ci fa soffrire, una preoccupazione, un amore, per dire. Sedersi un momento e riprendere fiato.

Torniamo su e ricominciamo. Afferro una poltroncina, una lampada e infine una cassa di libri e porto tutto a bordo del camion parcheggiato sotto lo stabile.

Dopo sei ore, ho le braccia e le gambe che mi fanno male e qualche banconota in tasca. Max mi dice che c’è un altro trasloco la settimana prossima e che, se può, m’infila pure in quello. Lo ringrazio di cuore, considerata la mia situazione.



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